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Cinque giugno Giornata Mondiale dell’Ambiente!

Borgo Nuvoleto, Comune di Mercato Saraceno, Emilia Romagna.

Le colline sono franate, lasciando isolato il borgo e i suoi abitanti, circa trenta persone, dieci famiglie di “sfollati climatici”.

A tre settimane dall’alluvione del 16 e del 17 maggio, mentre si tagliano gli alberi pericolanti che sono scesi a causa delle frane e mentre si misurano i movimenti della terra che è ancora in movimento, cerchiamo di allargare lo sguardo per capire cosa è successo.

Una breve intervista ad Agnese Palazzi, promotrice della raccolta fondi “Una Strada per Nuvoleto”, tra gli abitanti più giovani del borgo, capaci di ampliare lo sguardo in una riflessione comune, a partire da un trauma locale e nazionale, privato e collettivo.

  • Cosa vuol dire cura del territorio?

Agnese: “Cura del territorio significa essere presenti, capire le esigenze specifiche del luogo e dedicarvi tempo. In questo momento emergenziale, la cura del territorio è qualcosa di molto concreto: puliamo fossi ostruiti da terra e da fango; tagliamo alberi pericolanti che a causa degli smottamenti dovuti alle frane hanno perso l’appoggio delle loro radici. I geologi in questi giorni ci dicono che la terra è ancora in movimento e troverà un nuovo equilibrio da qui al prossimo anno.

Cura del territorio, in questo momento, significa anche cercare di ristabilire al più presto le condizioni di abitabilità in modo tale che i suoi abitanti possano tornare!

Abitare un territorio significa prendersene cura: la presenza permette di accorgersi dei cambiamenti e di adottare soluzioni che accompagnino la salvaguardia di un territorio. Pensiamo alla pulizia dei fiumi, alla cura del bosco, alla pulizia di fossi e fossette che assicurano un sicuro defluire dell’acqua, anche a tutela di chi abita più a valle e nei centri abitati più popolosi.”

  • Quale è il senso politico di questa cura, nelle aree spesso spopolate dell’interno?

Agnese: “Se in pianura l’alluvione ha causato allagamenti a case e a coltivazioni, in collina e nelle aree interne le piogge hanno colpito le infrastrutture, con il crollo di strade, pali della luce, ponti, isolando intere comunità. Per ripristinare le infrastrutture servirà tempo e tanto denaro.

Che cosa succede nel frattempo?
Se non si agisce in fretta, le persone cercano altre sistemazioni per poter continuare la propria vita ed il territorio rimane abbandonato. Più vulnerabile al prossimo disastro ambientale.

Sabato sera ci siamo fermati a cenare nel borgo dopo la giornata di lavoro. Se di giorno colpisce quanto il paesaggio sia cambiato e quanti boschi non esistano più, di notte colpisce il buio.
Quelle piccole luci delle case delle colline di fronte non sono più accese perché ora non ci abita più nessuno. Se le persone abbandonano il territorio, chi se ne prenderà cura? Chi pulirà il fosso che porterà le acque a valle? Dove andranno le persone che conoscono quella terra da generazioni?

La presenza, la cura, l’abitare, anche per le nuove generazioni, può rappresentare una risposta pratica per fronteggiare eventi climatici sempre più disastrosi. Paradossalmente, le aree interne più spopolate sono le più fragili, ma al contempo sono quelle che hanno un ruolo centrale in questo scenario.”

  • Allora la comunità sociale potrebbe fornire delle risposte efficaci alle sfide poste dal cambiamento climatico?

Agnese: “Garantire l’abitabilità delle aree interne può essere una forma di 8 L’umanità intera è chiamata a riadattarsi di fronte agli eventi sempre più violenti e disastrosi causati dal cambiamento climatico. Mantenere vivo un territorio o un’area interna significa prendersi cura dei boschi, dell’acqua e dei movimenti della terra predisponendo e immaginando soluzioni nuove che vadano in questa direzione. Se si abbandonano questi luoghi, inevitabilmente gli effetti travolgeranno le città a valle.

Rimanere in queste zone è anche un grande esercizio di democrazia e condivisione. Di fronte a problematiche concrete, ci si incontra e si trovano soluzioni comuni in accordo con le istituzioni locali.

Se qualcuno ha bisogno, si cerca un aiuto, secondo le possibilità e competenze a disposizione. In questo senso, le persone che abitano questi luoghi si prendono non solo cura del territorio a beneficio di tutte e tutti, ma praticano anche una forma di vita e di condivisione che è un laboratorio di tutela ambientale e democrazia orizzontale. Seguendo i ritmi della natura!”

La campagna crowfunding “Una strada per Nuvoleto” : gofund.me/8ddb2155

Foto di Michele Lapini

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